Samadhi e stati mentali altri

Samadhi

Il Samadhi è  la pratica più elevata descritta da tutte le culture induiste ed orientali e l’ottavo stadio secondo il più famoso testo degli Yoga Sutra del mitico Patangiali, critto tra il 500 prima e dopo Cristo, ma sicuramente cantato da molti millenni prima.

Premesse:

1- Questi sono pareri personali, basati su una ricerca di 40 anni e quindi sono solo dei suggerimenti interpretativi.

2- A differenza dei Veda e di altri culti induisti  o testi, gli “Yoga Sutra di Patangiali” non costituiscono una religione o forse nemmeno una filosofia perché non tentano di dividere il bene dal male e non ricercano la verità, ma suggeriscono una serie di metodi per raggiungere il benessere, la serenità e l’elevazione dell’individuo singolo.

3- Anche se negli “Yoga Sutra di Patangiali” sono descritti otto livelli, chi arriva all’ottavo livello non ha finito la sua realizzazione. A questo punto si vede tutto in modo diverso e la spinta a rincominciare dai 10 Yama e Niyama è rinnovata e dà nuova gioia e senso di pienezza e cade la paura della vita e della morte.

Sul samadhi si sono espressi in molti e non so quanti ne parlano per esperienza personale,  l’interpretazione che mi sembra più corretta è la seguente;

In Samadhi – secondo il maestro zen Thich Nhat Hanh – “il saggio non sa di un mondo esterno da tenere fuori o di un mondo interno da esplorare. È il mondo intero che si rivela, anche con gli occhi chiusi, né internTNKo né esterno”[1].

Nato in Vietnam centrale nel 1926, ordinato monaco all’età di 16 anni, ha interpretato e promosso, fin dalla giovinezza, il buddhismo quale strumento per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società.

Nel 1967, mentre si trova negli Stati Uniti, incontra Martin Luther King, il quale, dopo averlo incontrato, lo candida al premio Nobel per la pace, e prende posizione pubblicamente contro la guerra in Vietnam. Due anni dopo, costretto all’esilio, ha dato vita alla Delegazione di Pace Buddhista, che ha partecipato alle trattative di pace di Parigi.

Il mio primo maestro di Yoga sri Carlo Patrian era alla ricerca della conoscenza degli stati mentali che sottendevano il rilassamento e gli altri stati mentali, come bilocazione , stati di trance, samadhi ecc.

Nel 1974 aveva reperito sul mercato un sensore dei flussi elettrici prodotti dal cervello e l’aveva sperimentato su noi allievi con non ben precisati risultati. Nel contempo era venuto in possesso delle dispense del maestro Darwin Gross (americano che aveva ricevuto i trance, insegnamenti da un monaco Buddista) sulla Bilocazione o tecniche EK, che tutti sperimentammo con risultati molto variabili, ma per qualcuno eclatanti. Lo stesso Darwin Gross ci fece visita due volte negli anni seguenti.

In quel tempo oltre alle lezioni regolari, il sri Carlo Patrian, apriva gratuitamente, tutti i mercoledì ed i giovedì, la palestra a riunioni informali di dialogo oppure pratiche di rilassamento profondo o meditazione e quelle di EK che furono  praticate costantemente per un anno.

In quelle sedute, per chi sentiva di essere abbastanza pronto, veniva consigliato di proiettare la propria mente verso persone vicine spiritualmente, per sperimentare molto morbidamente.

In più di una occasione ebbi notevoli riscontri positivi che ho raccontato poche volte e solo in privato.

Alcuni anni dopo incontrai Sri Cinmoi, una prima volta durante una riunione pubblica alla Bibblioteca di piazzale Accursio a Milano nel 1975, e poi in una riunione privata dove indusse nei giorni seguenti, col solo sguardo, uno stato di SAMADHI ad alcuni presenti tra cui a io. (vedere immagini nella galleria foto) In seguito l’incontrai in pubblico durante sue performans musicali e teatrali.

Il primo incontro merita di essere raccontato perché forse quello fu un vero samadhi con l’avvio di uno stato mentale diverso e più forte di EK.

Eravamo in uno scantinato con alcuni seguaci del maestro seduti in attesa nella posizione del loto e, nel silenzio totale sri Cinmoi entrò, si sedette e con uno sguardo particolare che passava sopra di noi ruotava la testa lentamente da destra a sinistra. Al secondo passaggio fu come un bagliore, dove non contava chi era intorno e ciò che era intorno, ma l’universo intero che era in me, con la sensazione che questa fosse l’unica vita possibile. Ebbi la sensazione che la cute della sommità del cranio si alzasse di due dita e che un calore piacevole la riscaldasse. Ero un po’ turbato, perché ero stato sempre contrario a storie strane, ma la serenità ebbe il sopravvento. La cosa durò un tempo indefinibile ma non notevole, perché alcuni volsero lo sguardo intorno. Avevano avuto la stessa esperienza? Il Maestro parlò in inglese e qualcuno tradusse parole di amore e condivisione ormai irrilevanti.

Sri Chinmoy Biografia Nato nel 1931 come Kumar Ghose nel piccolo villaggio di Shakpura nel Bengala Orientale (ora Bangladesh), Sri Chinmoy (pronuncia: Sri Cinmoi) è il più giovane di sette figli. NCinmoiel 1944, dopo la morte di entrambi i genitori, il dodicenne Chinmoy entra nell’Ashram di  Sri Aurobindo, una comunità spirituale nelle vicinanze di Pondicherry nell’India del Sud. Qui trascorre ventanni di intensa pratica spirituale – lunghe ore di meditazione, attività atletiche, composizioni poetiche, saggi e canti spirituali.                                                                                Ancora adolescente, Chinmoy ha esperienze interiori molto profonde e negli anni successivi raggiunge degli stati meditativi molto avanzati. Nel 1964 si trasferisce a New York City per condividere la sua ricchezza interiore con i cercatori sinceri in occidente.

Sri Chinmoy considera l’aspirazione –l’incessante anelito del cuore a realtà sempre più elevate e più profonde–  come la forza spirituale che si trova alla radice dei più grandi progressi religiosi, culturali, sportivi, scientifici. Vivendo nel cuore ed aspirando ad una continua autotrascendenza, uomini e donne possono portare alla luce il meglio di loro stessi e possono trovare la loro via per una vera soddisfazione. Così egli si esprime: “La nostra meta è di andare dalla luce a più luce, al massimo di luce, da un’altezza ad una maggiore altezza, al massimo dell’altezza, e anche raggiunto il massimo dell’altezza non vi è fine al nostro progresso, poiché Dio stesso è dentro ciascuno di noi e sta trascendendo la sua stessa Realtà in ogni momento.” Oggi Sri Chinmoy serve da guida spirituale a studenti di 60 nazioni intorno al mondo, incoraggiandoli ad uno stile di vita equilibrato che associ le discipline interiori della preghiera e della meditazione al dinamismo della vita contemporanea.

La vita di Sri Chinmoy è un’espressione di illimitata creatività. La sua vasta produzione abbraccia i campi della musica, della poesia, della pittura, della letteratura e dello sport. I suoi contributi in ognuno di questi campi sono strabilianti e di ampia portata.

Viaggia regolarmente in tutto il mondo per tenere concerti, conferenze e meditazioni pubbliche, per incontrare i suoi studenti e per incontrare e parlare di spiritualità con capi di stato e leader religiosi. Sri Chinmoy offre gratuitamente la sua guida spirituale, i concerti, le conferenze e le meditazioni pubbliche.

In seguito scoprii sul pesante testo del prof. Bairati (professore universitario a Milano di neurologia) che in stati mentali particolari di iperattività mentale, quando le onde cerebrali passano da 5 a 50 millivoltot sugli elettrodi dell’elettroencefalografo, aumenta la pressione intracranica del liquido cefalico, e poichè la natura ha predisposto più di una valvola di sicurezza, un po’ di liquido caldo sfoga in piccole sacche sotto il cuoio capelluto.

La terza esperienza forte di samadhi la vissi in Brasile nel 1984 a circa 200 kilometri da Brasilia, in Valle di Manessè, presso la santeria PRETO VELIO gestito da una dama blanca che gestiva una situazione dove partecipavano qualche migliaio di persone che merita un articolo a parte. Dopo una iniziazione in una piramide con la farina , l’olio ed il sale, condotta da sole donne, ci fu concesso di accedere con una telecamera, io ed il mio amico medico Gigi M., sposato ad una brasiliana iniziata, ad un lago artificiale di 50 metri a forma di stella, con gradinate, cascate, ed un enorme simbolo femminile caratteristico. Tutti e due andammo in trance durante un rito dove le donne guidavano con dei sibili e gli uomini accompagnavano con dei canti particolari.

La quarta esperienza, solo passiva) capitò molto imprevista nel deserto del sahara, nella casa di un pastore anziano che ci aveva ricevuto con onore. Eravamo guidati (in 12 più l’autista e due guardie ) da un famoso maestro di danze magrebine che seguivamo in un viaggio di ricerca sulle etnie diversificate, da Algeri, alla valle della Biscrà, da dove soffiano i venti rossi che portano la pioggia rossa fino a noi.

Alla fine del pasto caratteristico dove si prelevava solo con la mano destra da un unico grande bacile di ottone, il patriarca si alzò ed iniziò a roteare lentamente ad occhi chiusi, con il bastone tenuto a due mani alto orizzontale sul capo, mentre un suonatore un  flauto molto piccolo acuto e continuo (continuo perché faceva riserva di aria con le guancie gonfie). Dopo interminabili minuti, due ragazzi gli si accostarono ed appoggiandosi alle sue spalle lo rallentarono e lo accompagnarono sui cuscini. Poi tutti i familiari gli si appressarono a turno sussurrando qualcosa.

Ci spiegarono che era normale in quei climi andare in trance senza droghe o vino ed essere nella condizione del veggente. Ho avuto testimonianze dalle Filippine e il roteare dei Dervisci e dei Sufi dovrebbe essere questo.

In passato ho sperimentato, anche indossando un costume sufi e roteando (pur se non nel clima adatto) che si è molto vicini a stati particolari.

Anche a Cuba, riuscii a scovare con un gruppo di compagni, una cella di Santeria nascosta, ed a sperimentare con una musica diversa (percussionismo) ed una danza scatenata uno stato altro, tanto che ricevetti la consacrazione della Santera con la sua collana personare rossa e nera (?). Lei però si caricava con enorme sigaro ed una bottiglia di rum.

Semplificando brutalmente, ritengo che gli strati di trance, raggiunti senza droghe, possano essere utili per sperimentare con la mente quello che si fa con un motore a scoppio: farlo andare su di giri avrebbe la funzione di verificare il reale stato di carburazione e la sua capacità di porsi in qualsiasi regime senza sforzo e quindi andare su qualsiasi strada con la sicurezza di fare uno sprint e risolvere una situazione di difficoltà.